…Hai
mai provato
A guardare il cielo,
a lasciarti guidare da una stella
a far della tua vita un sogno
lasciare ogni cosa che si avveri
come nella favola più bella.
Arnoldo Foà
Riflessione dell'artista al tempo del Covid19
Che cosa chiedo in questo momento di forzato isolamento, di cauto distanziamento dagli altri, dal condividere il mio lavoro assieme ai miei allievi, dal poter esporre quanto con impegno e studio continuo, riesco a produrre? La risposta sta nel fare, comunque, con ostinata caparbietà il mio lavoro. Certo, parlare di concentrazione in questo momento è una parola grossa, la tentazione di lasciarsi andare alle più svariate elucubrazioni, sul perché, per come e, per colpa di chi e, guariremo o dovremmo convivere con il Covid19, come sarà il lavoro, mi ammalerò e avanti di questo passo, mi può portare senz'altro ad una ineluttabile apatia. Controllo i miei lavori, per la mostra posticipata a tempi speriamo brevi, e già che le cose stanno così, l’impegno deve essere superiore alla paura, perché diciamocelo chiaramente, ho paura. Chissà, forse è proprio in questi momenti che si dà il meglio di se. Reinventarsi è la parola giusta!
Ho sempre voluto lavorare nel settore artistico, da prima come artigiana ceramista, poi di seguito agli studi veneziani ho lavorato a Venezia come incisore calcografico per poi aprire una mia bottega d’arte. Dal 2010 mi dedico principalmente alla pittura e da quattro anni alla tecnica dell’acquerello quale mia espressione artistica. Le tecniche acquisite nel tempo, finiscono per sedimentarsi in quelle nuove. Ritrovo nell'acquerello, lo scorrere delle cristalline colorate sulla superficie ceramica e negli inserti di metallo corroso il lavorio della tecnica incisoria. Abito vicino alla laguna e il mutar repentino della luce in tutte le sue stagioni mi ha riempito gli occhi di luce e suggestioni molto intime. Amo la natura poiché è un tesoro del quale dobbiamo essere grati e imparare a custodire, a difendere contro le logiche del profitto immediato, voglio contribuire con il mio lavoro a sensibilizzare le coscienze, dipingo, questo è il mio mezzo. Mi sento molto vicino all'arte romantica inglese e tedesca nella quale mi identifico con il paesaggio seguendo la poetica del sublime che riconosceva la forza creatrice e distruttiva insieme della natura, capace di provocare nell'animo un "orrore dilettevole".
L’incipit del paradiso nella Divina Commedia “ Nel ciel che più della sua luce prende” è il titolo scelto per la mia personale, presso la Galleria d’arte contemporanea E Contemporary di Elena Cantori a Trieste. Ho scelto questo titolo, perché racchiude in se, quanto di meraviglioso e irraggiungibile, sia il mistero dell’universo che ci accoglie. Alzo gli occhi al cielo, nella mia più intima preghiera, alla ricerca di verità che possano quietare l’animo intriso di domande, alla ricerca risposte. Dipingo i miei cieli e ritrovo la storia dell’umanità, immaginata come delle nuvole nate distanti fra loro, ma con il bisogno di riunirsi, accavallarsi, distruggersi e ricominciare di nuovo in un moto perpetuo, alla ricerca di una verità che sarà vera fin tanto che non ne prevarrà un'altra. Le certezze di un paio di mesi fa non sono le verità di oggi. Il cielo sopra l’umanità corre veloce è travolgente, non ci dà pace ne quiete. La nuova frontiera avanza, nella sequenza ordinata di 12.000 satelliti della costellazione Starlink nata per ottimizzare la comunicazione veloce di mille e più verità, di mille e più menzogne come nuvole che nascono e si dissolvo nel tempo di un soffio. Mi sento lontana dalle splendide giornate di libertà, dove ho rubato con gli occhi la luce, nell'evolversi rapido delle nuvole, con il bisogno di dipingere non quel cielo, ma il mio cielo, il mio paesaggio. Il colore si espande, l’ acqua lo trasporta, il pennello lo guida come fa l’argine con il torrente, ecco si espande, lo lascio andare, lavora con me, lo tiro a guinzaglio, lo voglio ubbidiente, sfugge, lo trattengo, oddio ma è questo che volevo? E’ il momento dell’attesa, quello più difficile, la tentazione di ritoccare ancora, è forte, ma devo trattenermi, per dare modo all'acqua e all'aria di completare il mio acquerello, ed ecco che appare, bello, gratificante, nell'emozione di qualcos’altro, forse più bello di come l’avevo pensato. Gli acquerelli sono tutti pronti per la mostra, e ognuno potrà trovare fra le nuvole di questo tempo sospeso, la completezza di un sogno o forse un ricordo o magari un lontano profumo di un tempo nel quale potevamo stringerci ed abbracciarci senza paura.
Watercolor and zinc on paper cm 19 x 28 Paese mio
Paese mio,
picolo nío
e covo de corcali,
pusào lisiero sora un dosso biondo,
per tu de canti ne faravo un mondo
e mai no finiravo de cantâli.
Per tu ‘sti canti a siò che i te ‘ncorona
comò un svolo de nuòli matutini
e un solo su la fossa de gno nona
duta coverta d’alti rosmarini.
Paese mio, / piccolo nido / e covo di gabbiani, / posato leggero su di un dosso biondo, / per te di canti ne farei un mondo e mai non smetterei di cantarli. // Per te questi canti, perché ti incoronino / come un volo di nuvoli mattutini / e uno solo sulla fossa della nonna mia / tutta coperta di alti rosmarini. Biagio Marin