Solo show

Komorebi

Marina Legovini

A cura di Elena Cantori

 

Organizzata dall’Associazione Culturale La Corte dell’Arte-Spazio Alba Gurtner, con il patrocinio del Comune di

Trieste, Go!2025 Gorica Gorizia città della cultura 2025 e Winsor&Newton Art Materials Company.

 

Sala U. Veruda - Trieste

Dal 18 luglio al 4 agosto 2024

La mostra sarà visitabile tutti i giorni sino al 4 agosto 2024 con orario 10.00/13.00-17.00/20.00

 

Inaugurazione, giovedì 18 luglio ore 18.30

Finissage, domenica 4 agosto 2024 ore 18

 

“Komorebi” in giapponese significa la luce che filtra tra le foglie degli alberi, un momento breve, ma inteso, che esprime uno

stato d'animo, una sensazione che è sfuggente.

La luce così come la natura sono i temi su cui è prevalentemente incentrato il lavoro di Marina Legovini che crea dei paesaggi

di pura poesia con la tecnica dell’acquerello di cui è una tra le più conosciute artiste a livello internazionale.

Questo percorso espositivo è composto da circa 50 opere di vario formato, di cui moltissime inedite, realizzate sia con la

tecnica dell’acquerello sia ad olio, ma lavorato come fosse acquerello, in cui l’artista mette in dialogo i luoghi che ama

particolarmente rappresentare quali il fiume Isonzo, la laguna gradese e il Carso rivolto al Golfo di Trieste.

Sarà presente anche una serie di opere dedicata ai pini neri incendiati nell’ultima devastazione del nostro Carso e su questo

tema Marina Legovini dice :

Ascolto e osservo la bellezza e l’inquietudine dello spazio che si dilata sdoppiandosi fra il cielo e terra in un’atmosfera onirica e

pure violenta quando l’aria si fa rarefatta nella calura del bosco incendiato.

Il fuoco dell’anno passato ha unito i nostri confini devastando i boschi per lo più di Pini Neri ridotti a spettri carbonizzati,

rivelando un suolo pieno di avvallamenti a memoria di un passato doloroso per gli abitanti del nostro territorio, ma allo stesso

tempo ha restituito la “Landa carsica” di alcuni secoli fa.”

Protagonista è anche il cielo con colori e sfumature che variano a seconda della situazione climatica, della stagione, dell’ora e

spesso in comunione, anzi in un’armonica fusione, con l’altrettanto magico elemento della natura, il mare.

Una mostra in cui si vuole far immergere lo spettatore nella Natura per darne sia una visione onirica, a manifestare la

condizione transitoria degli esseri viventi, sia un monito a ciascuno di noi ad impegnarsi nella salvaguardia di questo

inestimabile tesoro per tutta l’umanità.

 

Ciclo di acquerelli dedicati ai "Pini Neri"

Serie "Pini Neri" 2024 "Blu" acquerello puro cm 58 x 76
Serie "Pini Neri" 2024 "Blu" acquerello puro cm 58 x 76

 

Un pomeriggio d’inverno al crepuscolo lungo la strada napoleonica sul Carso Triestino la luce dorata avvolgeva i tronchi contorti dei Pini Neri e, per la prima volta li ho guardati.

Rimasi immobile, affascinata dal contrasto della vegetazione in controluce che appariva di un verde molto scuro e di un arancio intenso dove l’ultimo raggio di sole si posava sul tronco  ricurvo.

Sono alberi sofferti e tenaci definiti “Pianta Pioniera” *. Alcuni si ergono diritti e così rimangono, mentre altri ad un certo punto formano un’arco per poi riprendere subito dopo la direzione precedente.

Hanno la chioma rigogliosa verso il cielo ma piuttosto rada lungo il tronco. Nel tempo questa specie ha dovuto adattarsi o soccombere come rivela uno studio del “Laboratorio di Ecofisiologia Vegetale” 

 “ Le sottili differenze nella strategia di uso dell’acqua da parte di alberi pur appartenenti alla stessa specie possano tradursi in risposte marcatamente diverse ad eventi di aridità anomala, contribuendo infine a fare la differenza tra la vita e la morte.”  

 

Il primo acquerello dipinto sul tema dei "Pini Neri", diventato uno dei miei temi che identifica il mio lavoro di acquerellista

Pini Neri 2023 acquerello cm 38 x 38
Pini Neri 2023 acquerello cm 38 x 38

Le stagioni estive degli ultimi decenni, spesso molto calde e aride come quelle del 2003, 2012 e 2015, hanno lasciato un’impronta nelle foreste europee, dove sono visibili molti alberi del tutto o parzialmente disseccati. Questi fenomeni stanno preoccupando scienziati in varie regioni della Terra, dove vengono osservati progressivi aumenti del tasso di mortalità degli alberi, indotti appunto da eventi di aridità anomala. Anche l’area del Carso è stata interessata in anni recenti da una moria di esemplari di pino nero, e ancora oggi molti alberi mostrano chiome spoglie o brunastre. Tuttavia, accanto a questi esemplari morti o morenti, altri individui si presentano con chiome rigogliose dimostrando di essere in grado di superare indenni anche le stagioni estive più siccitose. Qual è il loro segreto?

  Un recente studio del Laboratorio di Ecofisiologia Vegetale (Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste) guidato dal Prof. Andrea Nardini, in collaborazione con colleghi dello Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research (WSL, Birmensdorf, Svizzera) e del Paul Scherrer Institute, Laboratory of Atmospheric Chemistry (PSI, Villigen, Svizzera), svela le possibili basi fisiologiche della diversa risposta di individui di pino nero agli eventi di aridità. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Tree Physiology, guadagnandosi la copertina del numero di Aprile, e porta a primo nome quello di Laura Petrucco, studentessa (oggi laureata) della Laurea Magistrale in Ecologia dei Cambiamenti Globali dell’Ateneo triestino, che ha effettuato molte delle analisi al WSL grazie a una borsa Erasmus Placement.

  Tramite il confronto della struttura e composizione chimica degli anelli di accrescimento del fusto di piante sane oppure deperite, lo studio ha permesso di effettuare un ‘viaggio nel tempo’ sino alla fine del 1800, epoca in cui gli esemplari di pino nero sono stati piantati nell’area nota come Bosco Bazzoni nell’ambito del vasto progetto di rimboschimento dell’area carsica. A partire da quella data, l’analisi del legno prodotto anno dopo anno ha svelato come i diversi individui abbiano risposto con strategie diverse alle mutevoli condizioni stagionali nel corso della loro vita più che centenaria. E’ stato così possibile osservare come gli individui che ancora oggi prosperano con chiome folte e verdi, siano quelli che anno dopo anno hanno saputo rispondere ad eventi climatici anomali risparmiando acqua anche a spese di un minore accrescimento. Al contrario, gli individui che sin dalla loro piantumazione hanno mostrato accrescimenti più vigorosi a spese di un maggiore consumo di acqua, non sono stati poi in grado di controllare il loro stato di idratazione durante le estati del 2003 e 2012, che hanno quindi innescato un processo di declino apparentemente irreversibile in questi alberi, predisponendoli anche all’attacco di funghi e altri agenti patogeni.

 

 

 La prestigiosa casa produttrice di colori ha indetto la seconda edizione del concorso di acquerello firmata Winsor & Newton con una palette di 6 colori prescelti per farsi ispirare. Ho presentato una serie di acquerelli sul tema dei "Pini Neri" con la variante dei colori indicati. E' stato un'onore essere la vincitrice assoluta dell’edizione 2023 del contest online di acquarello Winsor & Newton, alla sua seconda edizione in Italia!

Complimenti per la sua meravigliosa opera, piena di luce, premiata all’unanimità dalla Giuria per le sue grandi qualità tecniche, la sua atmosfera, profondità e  grande sensibilità cromatica. 


   Ho sempre desiderato dipingere un tramonto, ma i risultati non erano mai soddisfacenti. Il rischio nel dipingere tanta bellezza e proprio quello di renderla scontata.  Il mio modo di avvicinarmi ai mondi che mi affascinano è sostare su un confine, su una soglia, in bilico: per esempio, tra figurazione e astrazione. E' una oscillazione che sento molto, specialmente in questo periodo.

"Tramonto in laguna" 2023 acquerello puro cm 45 x 47,5
"Tramonto in laguna" 2023 acquerello puro cm 45 x 47,5

   Le barene (dal vocabolo veneto baro che indica un cespuglio o un ciuffo d'erba) sono terreni di forma tabulare tipici delle lagune, periodicamente sommersi dalle maree. In Italia possiamo trovare barene sia in lagune adriatiche come nella Laguna di Marano, nella Laguna di Grado, nella Laguna di Venezia o nelle Valli di Comacchio sia in zone soggette a minore escursione di marea come nell'Area naturale marina protetta Tavolara.

   Le piante che crescono in queste severissime condizioni hanno adottato differenti strategie per sopravvivere: cresce così una vegetazione diversa da quella che possiamo trovare in un prato o in un bosco e che, per la sua caratteristica di vivere in suoli salati, è detta "alofila" o alofita. Piante cosiddette "di barena" sono la Salicornia, lo Sparto delle barene e varie specie di Limonium e la formazione vegetale detta Mangrovia.

Opere ad olio su tela preparata con foglia d'oro

 

Il fuoco che ha unito i nostri confini devastando i boschi per lo più di Pini Neri ridotti a spettri carbonizzati, rivelando un suolo pieno di avvallamenti a memoria di un passato doloroso per entrambi i popoli ma anche com’era il nostro territorio cosiddetto “Landa carsica” due secoli fa. Nel tempo questa specie ha dovuto adattarsi o soccombere come rivela uno studio del Laboratorio di Ecofisiologia Vegetale di Trieste. Si intende unire i due popoli ne valore comune della tutela del territorio.

 

“Protagonisti sono il cielo con colori e sfumature che variano a secondo della situazione climatica, della stagione, dell’ora e spesso in comunione, anzi in un’armonica fusione, con altrettanto magico elemento della natura, il mare.” (Elena Cantori) 

 

L'Isonzo

 

Il fiume Isonzo è sempre stato il compagno di piacevoli passeggiate, ho bevuto attraverso gli occhi, colori sfumature e sensazioni che ho riversato nei miei acquerelli e sulle tele ad olio trascendendo l’elemento naturalistico da ogni rappresentazione fedele pur mantenendo riconoscibile il soggetto rappresentato.

I colori, la luce e le pennellate vanno a disporsi in un gioco di mescolanze, fino ad attuare una dissoluzione dell'elemento visivo, per lasciare spazio ad una percezione fiabesca.
Colore, sia nel senso di materia liquefatta, che in quello di sensazione e di sogno, per ciò che il mio occhio percepisce e la mia mente elabora dal paesaggio che vedo a quello che trasporto sulla tela o sulla carta con le mille sfaccettature di blu. 

La mostra è una speranza verso la tutela del nostro fragile ecosistema, all'interno del quale dobbiamo vivere ricordandoci, che i comportamenti di oggi ci rivelano il benessere di domani , in eredità ai nostri figli.