Meglio la tela che il foglio bianco per iniziare a parlare del mio lavoro. Ci provo:
“Sono un’artista che pratica pittura” anche se per molti addetti ai lavori è un limite , cioè un sottile disprezzo o valutazione negativa della persona cui è riferita. La pittura invece, al pari degli altri media, semplicemente esiste, e non ha bisogno di chiedere permesso a nessuno per restare al mondo, come è sempre stato a partire dalle grotte di Lascaux ed Altamira. E’ per me il desiderio di dipingere, raccontando una storia. Da bambina ero affascinata dai vecchi muri umidi, dagli intonachi sgretolati e dai pavimenti veneziani dove per ore immaginavo figure e volti stravaganti che si sono sedimentati nel mio immaginario infantile. Molti anni dopo, anzi, cinque anni fa ho abbandonato il mio lavoro di decoratrice pittorica per “fare pittura”. “Essere pittore significa principalmente essere pittura” con la consapevolezza di trasformare un pezzo di tela o una carta in un’opera che non smetterà mai d’interrogarci, non semplicemente da fuori, ma semplicemente da dentro. Da questo postumo rigurgito sono apparse le mie figure. Ho dipinto corpi che sembrano fluttuare in un magma uterino pacificamente avvolti in un sordo abisso che li culla. Un grembo materno rassicurante, acquatico e quieto dal quale le mie figure rispecchiano il nostro stato d'animo risultandoci a tratti pacifiche, a tratti inquietanti. Ho abbandonato il ciclo dedicato alla figura, quasi per necessità, per l’inquietudine del nostro tempo che ci fa sentire vacui e disorientati. L’incontro per così predestinato con Il Giardino Viatori mi ha aperto un mondo di bellezza, di colori, del mutar repentino della luce, di abbagli e poesia del luogo. Ciò che sento e voglio trasmettere è un inno alla bellezza, alla natura come antidoto, come cura dell’anima.
La natura cura l'anima, abbandonarsi ad essa in un sogno ristoratore in un caldo pomeriggio estivo, oppure oziare per ridare un costrutto ai propri pensieri. Inevitabilmente il richiamo alla figura era scontato, ed ho voluto legare i due temi ispirandomi ad un'autore molto amato per l'eleganza della sua pittura e l'ermetismo dei suoi soggetti: Felice Casorati
Mollemente distesa stenta a risvegliarsi, indugia nel sonno mentre tenta di sollevarsi, invano. Rapita da chissà quale sogno , indugia fra i profumi del bosco a riconciliarsi con la realtà.
"L'ozio come stile di vita" non è il "dolce far niente". Tom Hodgkinson smonta nell'omonimo libro i giudizi negativi nei confronti dell'ozio, ma piuttosto ne esalta lo stile di vita rilassato e naturale. Avvolti in un quotidiano vortice frenetico, abbiamo dimenticato lo stile di vita rilassato e naturale. Ci siamo privati della libertà di godere del nostro tempo per mettere ordine nei nostri pensieri. L'apparente inattività che mi concedo, paradossalmente genera un passo avanti, una soluzione alle mie domande. Una sorta di decantazione necessaria al conseguente fare produttivo.